​Circa due mesi fa l’associazione “Fasano Piùlita” si presentava alla città: conosciamo gli scopi della Onlus con le parole del presidente del sodalizio Carlo Bonazzi

 

Circa due mesi fa l’associazione “Fasano Piùlita” si presentava alla città e divulgava un documento nel quale erano dettagliatamente esposti gli scopi che la ONLUS si prefigge e le azioni attraverso le quali realizzarli. Abbiamo intervistato il presidente Carlo Bonazzi, imprenditore mantovano, trapiantato a Fasano, fondatore dell’azienda Aquafil (oggi gruppo leader mondiale nel settore della produzione di fibre sintetiche, impegnato nella sostituzione di materie prime vergini – derivate da risorse non rinnovabili come il petrolio- a favore di quelle riciclate) e convinto sostenitore della cosiddetta Circular Economy (Economia Circolare).

Una delle attività proposte dall’associazione durante la conferenza stampa di presentazione, prevede una collaborazione con gli istituti scolastici fasanesi (concordando progetti e programmi da inserire nel PTOF – Piano Triennale Offerte Formative) e il coinvolgimento diretto degli studenti. Con l’inizio del nuovo anno scolastico questa proposta ha buone probabilità di trasformarsi in un progetto concreto?
«Penso di sì, perché proprio in questi giorni, con la collaborazione dell’assessore all’istruzione Cinzia Caroli, abbiamo presentato un progetto dettagliato e puntuale ai cinque direttori scolastici, i quali si sono dimostrati molto entusiasti e hanno accordato il loro preventivo consenso. Il progetto prevede una prima fase didattica, esposta in tempi e modi ben individuati, che sarà propedeutica per la fase successiva, cioè quella propriamente operativa. Questo perché il fine primario che ci proponiamo non è quello di ripulire gli spazi urbani dai rifiuti abbandonati (anche se iniziative in questo senso sono previste; infatti, proprio nel mese di settembre Piùlita ha organizzato una passeggiata ecologica e con il contributo di soci e volontari ha ripulito Viale Stazione e la Strada Comunale Tumigno), ma di formare una coscienza civica che impedisca il reiterarsi di comportamenti scorretti. Insomma, un percorso che radichi, nella coscienza del singolo, il motto “se non sporchi, non pulisci”».

Con riferimento all’importanza che l’associazione si propone di dare allo “scarto” e al suo potenziale valore economico, è chiaro che il riciclaggio diventa uno dei punti focali del vostro programma. Lo stesso europarlamento nei mesi scorsi ha approvato un pacchetto di misure per promuovere l’economia circolare che punta a riutilizzare le materie prime-seconde (come vetro e plastica). Ci vuol parlare di questo argomento?
«L’economia Circolare definisce un sistema economico in grado di rigenerarsi da solo e pertanto completamente sostenibile. E’ un’economia a rifiuti zero, dove qualsiasi prodotto viene consumato e smaltito senza lasciar traccia. Come ha detto lo stesso commissario per l’ambiente dell’Unione europea Karmenu Vella “se vogliamo essere competitivi dobbiamo trarre il massimo dalle nostre risorse, reimmettendole nel ciclo produttivo invece di collocarle in discarica come rifiuti”. L’economia circolare è quella che darà, e sta dando, una soluzione ad uno dei nostri tanti problemi: la mancanza di materie prime e soprattutto il danno che fa il rifiuto quando non diventa risorsa. Ad esempio, oggi piove e le microplastiche presenti sul territorio (perché anche la plastica si degrada in 12-20 anni) finiscono in mare, entrano nella catena alimentare di pesci e molluschi e arrivano direttamente sulle nostre tavole. Quindi sappiamo i danni che facciamo noi stessi quando inquiniamo l’ambiente!».

Fasano, ha contribuito ad incrementare il riciclaggio dei rifiuti optando per la rimozione dei cassonetti stradali a favore della cosiddetta raccolta porta a porta. Lei ritiene che questa scelta e la strada intrapresa dalla scorsa amministrazione siano quelle giuste?
«E’ assolutamente la strada da percorrere, che tuttavia può produrre risultati positivi solo se sorretta da una cultura del rispetto per l’ambiente. Parlo di una cultura “fisica”, di una condotta personale corretta, che possono essere coltivate solo attraverso l’educazione e quindi a partire proprio dagli ambienti scolastici. Se si passerà attraverso la formazione culturale, si compirà un salto in avanti strepitoso. Per questo noi chiediamo ai direttori didattici di concederci due ore al mese per predisporre una didattica precisa, finalizzata al decoro ed all’economia circolare. Se pensiamo che un ragazzo, quando esce di casa al mattino, compie inconsapevolmente una serie di trasgressioni prima di arrivare a scuola, appare chiaro il bisogno di reinserire l’educazione civica nei programmi d’insegnamento».

L’educazione al rispetto dell’ambiente non vede come unico soggetto destinatario lo studente, ma coinvolge l’intera collettività. Chi saranno i vostri interlocutori?
«Noi vogliamo coinvolgere le famiglie e in generale ogni soggetto della comunità. Se il decoro diventa un’esigenza del singolo individuo, non dovremo più imbatterci in immagini indegne per una società civile: strade sporche, campagne deturpate, spiagge inquinate. Ad empio ogni commerciante, adeguatamente sensibilizzato, avrà interesse a mostrare all’ospite (sia esso turista o acquirente) una città decorosa e pulita e proverà imbarazzo se lo spazio antistante al proprio esercizio sarà sporco, quindi raccoglierà le carte, spazzerà egli stesso il marciapiede, predisporrà dei contenitori per la raccolta delle sigarette. La cosa più importante è che il messaggio che invierà sarà virale e tutti sentiranno il bisogno di emularlo». La città è nostra, non della Tra.de.co o di qualsiasi altra azienda di raccolta rifiuti e spetta innanzitutto a noi il compito di preservarla dall’inquinamento. Tutte le critiche che vengono mosse alla Tra.de.co, da me per primo, rimangono sterili disquisizioni fino a quando noi stessi, ad esempio, mettiamo i sacchetti della spazzatura lungo le strade senza utilizzare gli appositi contenitori. E ancor più grave diventa la situazione nelle strade di campagna, dove tra animali, intemperie e altre circostanze, i rifiuti rischiano di spargersi lungo i sentieri e diventa impossibile per l’impresa di raccolta recuperarli. Quindi c’è un concorso di colpa enorme tra cittadino e Tra.de.co.».

Qual è il mezzo per far conoscere il vostro progetto ad un numero sempre maggiore di cittadini?
«L’informazione prima di tutto: ad esempio in questo caso il giornale può fungere da megafono; iniziative in piazza con gazebo e materiale informativo; il passa parola tra amici. E poi una campagna aggregativa che ci consenta di raggiungere un numero di soci sempre maggiore: abbiamo l’ambizioso obiettivo di raggiungere i 1000 associati nei prossimi tempi».

Il contratto con l’azienda di raccolta rifiuti Tradeco è prossimo alla naturale scadenza, pertanto entro giugno 2018 l’amministrazione dovrà redigere un nuovo bando. La vostra associazione avanzerà delle proposte, dei suggerimenti che consentano di migliorare il servizio, ridurre le criticità e ottenere risultati migliori rispetto a quelli raggiunti in passato?

«Stiamo lavorando perché si crei una sinergia tra la nostra associazione e il Sindaco Zaccaria, al quale, tra l’altro, fa capo la delega all’ambiente. Siamo fiduciosi, anche perché in un’intervista rilasciata al giornale locale Osservatorio, il primo cittadino sembra intenzionato a percorrere la nostra stessa strada in materia di decoro ed economia circolare. E in quest’ottica abbiamo redatto un protocollo d’intesa tra la nostra associazione, il Comune di Fasano e gli istituti scolastici presenti sul territorio, che presenteremo nei prossimi giorni e che speriamo sia condiviso e sottoscritto dagli amministratori. Riteniamo indispensabile ricevere il pieno supporto di tutti i componenti del Consiglio Comunale, senza distinzioni di partito o di corrente politica: tutti vogliamo una città più pulita e abbiamo la responsabilità di consegnare ai nostri figli un ambiente meno inquinato. Sarebbe un buon punto di partenza essere convocati intorno ad un tavolo comune e inserire i progetti di formazione nel programma di decoro urbano fin da quest’anno, senza attendere il contratto con la nuova ditta appaltatrice».

Provo ad allargare un po’ le maglie dell’argomento che stiamo trattando: secondo lei la regione Puglia dispone di un tessuto industriale per il riciclaggio in grado di trasformare lo scarto in reale vantaggio economico e che quindi sia in grado di controbilanciare i maggiori costi della raccolta differenziata?
«Oggi la “rifiutologia” è in continuo divenire. Basti pensare che i tedeschi, i primi ad adottare gli inceneritori, oggi, a causa meritoria dello scarto che diventata risorsa, non hanno più rifiuti per alimentarli. Quindi per far funzionare i propri inceneritori, in attesa della pirolisi o di altre soluzioni specifiche per il recupero del rifiuto come risorsa, la Germania acquista le ecoballe a Napoli. Ci sono Paesi europei che riciclano già il 70% e l’Unione europea persegue il fine di trasformare il rifiuto al 100% entro il 2030. Se anche la Regione Puglia non dispone di un numero sufficiente di strutture per il riciclaggio, dovrà necessariamente attrezzarsi e sopprimere uno dei costi che hanno maggiore incidenza sulle spese, cioè il trasporto del rifiuto. Quindi ogni area popolata, in un raggio di 50 km al massimo 100 km, dovrà adempiere allo smaltimento del proprio rifiuto. Non si può trasportare in Emilia il rifiuto prodotto in Puglia. Siamo già in ritardo. Sono cose che dovevano essere fatte ieri e non domani: Fasano potrebbe essere il fiore all’occhiello, dare l’esempio, vendere la propria idea».

 

Fonte: www.fasanolive.com